Scorzafave e “Le botteghe di una volta”: Perché non seppelliamo chi ci ha preceduti negli scaffali polverosi del dimenticatoio |
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I profumi, i dialoghi, i tanti momenti di autentica socialità e solidarietà vengono fuori, in maniera ineluttabile, dalle pagine del volume “Le botteghe di una volta” |
domenica 2 maggio 2021 12:03 |
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I profumi, i dialoghi, i tanti momenti di autentica socialità e solidarietà vengono fuori, in maniera ineluttabile, dalle pagine del volume “Le botteghe di una volta”, giunto al quinto appuntamento e di cui ci fa prezioso dono il narratore coriglianese Giovanni Scorzafave. Un percorso di minuziosi e preziosi ricordi che l’autore ha iniziato cinque anni fa, e che con cadenza annuale ha arricchito di nuovi racconti che riempiono il cuore e la mente. Il non facile lavoro di ricostruzione, ci consegna questo quinto volume (Edizioni Il Fondaco) attraverso il quale Scorzafave, scandagliando il filmato dei suoi ricordi e delle sue conoscenze, offre al lettore personaggi, luoghi, avvenimenti storici che altrimenti, ne siamo certi, sarebbero andati perduti. Anche se l’autore scrive di essere giunto ormai all’atto finale di questi affreschi di vita coriglianese degli anni che furono, sappiamo che il suo personale scrigno di ricordi ha fatto si che ci offrirà nel prossimo futuro un sesto appuntamento. Per noi l’appuntamento annuale con i ricordi di Scorzafave è molto atteso, perché riesce a far rivivere in maniera vera ed autentica la vita, attiva, pulsante ed economicamente ricca che tanti anni fa si viveva a Corigliano Paese. Appare del tutto superfluo tornare, perché già scritto in altre circostanze, sulle motivazioni che hanno spinto l’ex docente coriglianese a dare libero sfogo a questi preziosi racconti. Quello che invece conta, secondo noi, è rimarcare la bontà dell’iniziativa letteraria, soprattutto quale contributo a rinvigorire la memoria storica di un popolo che da questo punto di vista rischia sempre di più di cadere in un preoccupante oblio. Come non essere d’accordo con il prof. Giuseppe De Rosis, il quale nella prefazione al libro, tra l’altro, scrive “Giovanni ripara un nostro torto, quello di aver seppellito chi ci ha preceduto negli scaffali polverosi del dimenticatoio”. Ed è proprio così caro Giovanni, è questo il tuo grande merito che trasferisci con garbo e dovizia di particolari, anche in questo quinto volume. Sono 192 pagine da leggere tutte d’un fiato, perché come in un crescendo rossiniano appassionano e proiettano la mente verso quella che fu la Corigliano d’un tempo ricca, non solo economicamente, ma soprattutto ricca di umanità, altruismo e tanta convivenza civile.
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COMUNICATO STAMPA
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