Secondo l’OCSE nella scuola italiana tutti ciucci |
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mercoledì 7 dicembre 2016 11:16 |
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La notizia di oggi su un recente studio dell’OCSE che ha bocciato gli studenti italiani, comparati ai loro coetanei di altri 72 stati , non puo’ passare inosservata. Il degrado sociale in cui versano le scuole d’Italia, è sotto gli occhi di tutti e la soluzione non puo’ essere la singola riforma dettata da squallidi motivi politici, ma deve partire dalla base, da un movimento d’opinione che faccia rivoltare le coscienze, soprattutto alla luce di questa grave notizia per il nostro paese e che rappresenta il fallimento di quasi tutte le riforme nel mondo della scuola. L’articolo dal titolo “QUISQUILIE” del 29 novembre scorso sul tema della scuola moderna, a mio parere scritto con grande precisione ed oculatezza, ed ancor di piu’ nel merito, descrive in maniera allarmante ed in poche righe, la situazione di degrado in cui versa la scuola italiana, scuola intesa in senso lato e non intesa come struttura fisica, per la quale occorrerebbe dedicare un altro articolo. Le varie riforme che si sono succedute nella storia, a cominciare dalla Legge Casati (1860), Legge Coppino (1877), Riforma Gentile-Bottai,(1923) , Legge Ermini (1959), Riforma D’Onofrio (1995), Riforma Moratti (2003), Riforma Gelmini (2008) per finire all’attuale riforma del Governo Renzi, detta anche “LA BUONA SCUOLA” del 2015, hanno cercato di introdurre meccanismi tali da rendere la scuola sempre piu’ vicino al mondo del lavoro ed al passo con i tempi, alcune riuscendo a raggiungere l’obiettivo, altre clamorosamente fallite. Molte di queste riforme, infatti, si sono preoccupate di riformare solo alcuni aspetti del mondo della scuola, come l’ educazione religiosa , morale o psicologica, il trattamento economico e/o valutativo dei docenti e dei dirigenti, i programmi da cambiare, o addirittura i titoli o le abilitazioni del personale, ma mai nessuna di queste riforme pone al centro le esigenze primarie dell’utente scolaro/ alunno/studente. L’esigenza primaria dello studente è ovviamente la formazione culturale, sia umanistica che scientifica; e fin qui nulla quaestio, in quanto, le scuole di oggi, intese in senso lato, e tranne alcune eccezioni, sono qualificate ed attrezzate tecnologicamente. Il problema sorge nel momento in cui tutte le attivita’ didattiche e di formazione vengono pesantemente ostacolate o impedite da una serie di attivita’ che da circa un trentennio hanno invaso le scuole di ogni ordine e grado e che poco o nulla hanno a che fare con la scuola, quella vera, e mi riferisco alle varie assemblee di classe e d’istituto, alle verifiche, ai dibattiti, alle attivita’ extra scolastiche, ai forum e quant’altro. Nel nome del principio di autodeterminazione dello studente, principio sacrosanto, ma che in alcuni casi sfocia nell’auto - perditempo, si sono concessi troppi spazi a favore degli studenti , i quali, spesso e volentieri ne approfittano per evitare di fare scuola. Se a tutto cio’ poi aggiungiamo il comportamento anomalo di molti studenti, come ad esempio i fenomeni di bullismo, di prepotenza, di disordine e di apatia, senza calcolare il fenomeno dell’evasione scolastica, che regna in molte classi, allora il quadro è completo: ci troviamo di fronte ad un qualcosa che è a meta’ strada fra il circo e la piazza, fra il menefreghismo totale ed il nulla. E se il docente, pur preparato nella sua materia da insegnare, risulta poco simpatico, o non riesce ad accattivarsi la simpatia della scolaresca, o semplicemente non si sa inventare qualcosa di nuovo, resta in balia dei suoi studenti che sono consapevoli della loro piena immunita’ e addio scuola, non si fa piu’ nulla. Dobbiamo convincere i nostri ragazzi che la scuola è una cosa seria, che comporta fatica e sacrificio, e non una scusa per perdere tempo o, peggio ancora, per alzare la voce e fare i propri comodi; la cultura, quella vera, si apprende solo con l’ascolto e con lo studio, e non con le assemblee nelle quali si discute del nulla. La cultura deve essere di tutti e ad alto livello e non, come succede oggi, per i pochi fortunati che si possono permettere la scuola privata. Il nozionismo puro di un tempo, spesso criticato ed oramai quasi del tutto scomparso, aveva una sua funzione importantissima: intanto ti dava le basi del sapere e della conoscenza, poi ti allenava la memoria, ma soprattutto ti forniva le basi per poi sviluppare il tuo spirito critico e la tua dialettica; se prima non conosci la nozione, il fatto, non puoi controbattere e sottoporre a critica. Una vera riforma della scuola, pertanto, dovrebbe innanzitutto ridurre tutte queste concessioni perditempo , ma dovrebbe dare soprattutto piu’ autorita’ al dirigente scolastico, attraverso strumenti di carattere prEventivo, come ad esempio la riduzione delle tasse scolastiche per gli studenti piu’ meritevoli, e l’aumento delle stesse per i quelli che dimostrano comportamenti anomali , oppure incentivare le borse di studio e le gite per i primi e programmi di recupero per i secondi, e via discorrendo. Se la scuola italiana deve essere una “BUONA SCUOLA” allora dovra’ innanzitutto tutelare il diritto sacrosanto dello studente a ricevere un’ istruzione adeguata e completa, che è l’obiettivo primario di una scuola,ed in seconda battuta, poi, si possono inserire le cosiddette attivita’ extrascolastiche, che hanno l’obiettivo di sviluppare lo spirito critico, ma queste attivita’ non dovranno mai invadere il tempo e lo spazio deputato all’ istruzione ed alla scuola tradizionale. Sarebbe auspicabile un forte movimento d’opinione nelle scuole , CHE NON SI TRADUCA NEL SOLITO DIBATTITO PERDITEMPO, ma che possa chiedere con forza al Ministero una riforma che ponga al suo centro le esigenze primarie dello studente e della sua formazione.
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ERNESTO BORROMEO
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