«Il bullismo e la fatica di crescere» |
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giovedì 3 maggio 2018 10:02 |
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Il bullismo non è uno scherzo e va affrontato da tutti e da ciascuno con determinazione. Sulle cause dell’inquietante fenomeno del bullismo, si stanno spendendo fiumi di parole, analisi di esperti ed ognuna contiene una qualche verità. Quel che lascia sgomenti, tuttavia, è quel che si percepisce: una certa rassegnazione buonista di fronte ad eventi incresciosi presentati come fenomeni “normali”, ragazzate, scherzi, da attribuire ad una non meglio specificata “mutazione genetica”, che renderebbe i giovani di oggi diversi da quelli di ieri e, perciò, geneticamente intolleranti della disciplina, geneticamente aggressivi, geneticamente disinteressati a tutto quanto costa fatica e sacrificio, come lo studio ed il lavoro. Parafrasando Rousseau: tutto è buono quando nasce e si può guastare a contatto col mondo. In effetti i giovani non sono cambiati e la loro educazione e formazione inizia fin dal grembo materno. I giovani sono sempre i “buoni e cattivi” di antica memoria, che venivano diligentemente segnati sulla lavagna dal capoclasse. Con l’evolversi dei tempi, gli adulti distratti e sempre meno presenti, con le esigenze sempre più pressanti ed il “voglio” sempre più perentorio; i buoni e cattivi di ieri sono diventati le “vittime ed i bulli” di oggi e pronti a diventare i delinquenti di domani. Ieri un rimprovero, uno schiaffo bastavano perché, fatti con determinazione, servivano a correggere e costituivano un deterrente severo accompagnato da una “lezione di vita” coniugata da pazienza ed amorevolezza da genitori, parenti, insegnanti… Oggi la famiglia è cambiata e non rappresenta più un punto di riferimento, un’ancora di sicurezza, un ascolto attento, un consiglio sapiente. Oggi le famiglie sono permissive ed accondiscendenti, sempre pronte ad accontentare i figli perché negare qualcosa, dire “NO” è impegnativo, richiede tempo per spiegarlo e giustificarlo e richiede tempo per sopportare capricci ed insistenze dei propri “pargoli”. La famiglia di oggi è così “sbrigativa” che per difendere i propri ragazzi, non disdegna l’uso della violenza contro la scuola ed i suoi rappresentanti. E la scuola? L’agenzia educativa, che dovrebbe formare i cittadini per una società basata sul rispetto delle regole del vivere civile, grazie alle tante poco accorte riforme, ha perso contenuti ed autorevolezza, diventando un “diplomificio” in cui la legalità, una volta argomento fondamentale della educazione civica, è diventata un “titolo-optional” di qualche sporadico progetto sul tema. Per cui la scuola, invece di rappresentare un periodo di formazione e distacco generazionale dell’adolescente dalla protezione familiare, ha assegnato ai genitori un peso preponderante per cui spesso si trasformano in avvocati difensori della indisciplina e del basso profitto dei figli. La società tutta è responsabile del bullismo dilagante. I nostri tempi sono segnati da un grandissimo disorientamento morale e mancano esempi edificanti attraverso i mezzi di comunicazione che, per aumentare gli indici di ascolto, sacrificano quanto c’è di buono nel mondo a favore di storie di violenza e guadagni facili. Ed il giovane, ancora immaturo ed insicuro, in una fase delicata della crescita, assorbe come una spugna l’ambiente che lo circonda e diventa buono o cattivo, educato o maleducato, gentile o violento, vittima o bullo, secondo la propria sensibilità. Il bullismo perciò è frutto di una società distratta e malata che non educa i suoi figli, non dà sicurezza e ne accentua il disagio esistenziale e la difficoltà di vivere una vita significativa perché non garantisce punti di riferimento e non premia capacità e meriti. Dietro gesti crudeli verso persone inermi ed indifese c’è mancanza di identità e consapevolezza di sé ed il desiderio di affermazione e visibilità induce fenomeni delinquenziali. Fare il bullo, essere del branco sono un “trucco” per nascondere insicurezze profonde, insoddisfazioni, immaturità, bisogno d’affetto, di attenzione, di considerazione. Del “bullismo” colpevole è la società tutta: famiglie, scuola, istituzioni ed il problema va affrontato alla radice prestando attenzione al più piccolo segno di disagio per capire una devianza che può diventare sempre più esponenziale. Non si può e non si deve liquidare alcun episodio di violenza definendolo “gioco”, “scherzo”, “ragazzata” perché gli atti di bullismo fanno vittime che arrivano a gesti estremi. La semplice sospensione o la bocciatura non correggono e quindi sono inutili. Per correggere comportamenti violenti, è necessario somministrare ai giovani ribelli pratiche che offrano sensazioni forti e coinvolgenti ed esempi positivi… Il volontariato in case famiglia per anziani e disabili offrono spunti di riflessione perché mette i giovani di fronte a realtà che non immaginano; far praticare sport appropriati per scaricare energia ed aggressività; lavoro manuale e creativo… E gli interventi devono essere predisposti e presi in carico dalla società tutta: scuola, servizi sociali, esperti della età evolutiva… col coinvolgimento delle famiglie che devono riappropriarsi del proprio ruolo di guida ed insieme adoperarsi per la ricostruzione di un solido sistema di valori per una società più sicura ed attenta, rispettosa delle leggi della convivenza in cui il giovane è una riserva meritevole di fiducia.
Margherita Carignola Movimento per la Vita Corigliano - Rossano
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COMUNICATO STAMPA
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