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“Sogno“, nuova poesia di Luigi Visciglia
 giovedì 2 giugno 2016 09:08
“Sogno“, nuova poesia di Luigi Visciglia È sempre festa nell’Olimpo.
Zeus,
sovrano degli dei,
signore degli uomini,
seduto sul suo trono reale,
fra canti, danze, musiche
è vezzeggiato, coccolato, adorato
dalle ninfee e dee.
Afrodite lo accarezza,
Venere lo bacia,
Giunone lo massaggia.
Bacco
versa vino ed idromele.
Le coppe si riempiono e si svuotano,
il flauto magico risuona nell’Olimpo
con la lira di Orfeo.
Danze, musiche, vino
inebriano, esaltano con leggerezza.
Fluttuano i sensi,
accoppiandosi in un’orgia divina.
Gli dei si sollazzano.
Allibita, osserva
l’erotica scena Calliope.
Paidia,
dio del divertimento,
organizza uno scherzo.
Sotto la dimora degli dei,
arroccato sulla collina,
Corigliano Calabro,
dove lenta, giuliva, rumorosa
scorre la vita.
Morfeo
avvolge l’antico borgo
con una coltre di nebbia.
Tutti dormono.
Ermes,
messaggero degli dei,
bussa alla porta semichiusa.
Jacopo, stanco, assonnato,
apre la legnosa porta.
Avvolta da una luce accecante,
l’abbondanza della dea Rea
arrise a Jacopo,
consegnandogli una cassa,
La luce illumina la stanza dormitorio.
Ignari della ricchezza e della povertà,
dormono felici i fanciulli.
All’albeggiar del giorno,
il fulmine squarcia il ciel.
Un tuono rumoroso
allerta e sveglia il borgo.
Eris,
con discordia, divulga la notizia.
La comunità è in subbuglio,
le strade affollate.
Tutti gridano: “denaro, ricchezza!”.
Assediato è il tugurio di Jacopo Ortis.
La calca umana eccitata, frenetica, rumorosa.
Sull’uscio di casa, Jacopo
con lentezza apre la divina cassa.
A piene mani libera nell’aria quel denaro.
Gli zefiri del ventoso Eolo
con piccoli vortici sollevano
i foglietti nell’aria.
Svolazzano, ondeggiano, urtandosi,
risalgono, scendono lentamente.
La calca impazzita, ricchi, poveri,
in una mescolanza umana,
saltellano, si strattonano, si picchiano
per della carta colorata.
Dalla scena forsennata,
meravigliati, gli dei beffardi
scesero sul castello Compagna
ad ammirar il folle gesto.
Jacopo Ortis
gridava, imprecava invano:
“Restituiteli alla BCE
per cancellare il debito.
Ricomprate la vostra libertà,
riscattate la vostra sovranità!”.
Sorda, muta, impassibile
la calca sgomitava, per quella manna amara.
Egoismo, ricchezza, opulenza.
L’umanità
nel suo sogno inumano.

Luigi Visciglia
    COMUNICATO STAMPA
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