Il vino incontra la storia: Sibari capitale delle eccellenze calabresi. Le colonne doriche del Parco archeologico di Sibari hanno fatto da scenografia imponente e suggestiva alla seconda tappa calabrese di Vinitaly and the City, la manifestazione promossa da Regione Calabria e Veronafiere per celebrare e promuovere la qualità dei vini regionali. Un incontro fra passato e futuro, fra cultura millenaria e agricoltura contemporanea, che ha visto la partecipazione del mondo istituzionale, produttivo ed ecclesiale. Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, con un intervento appassionato e strategicamente orientato al riscatto dell’immagine della regione. “Abbiamo scelto un luogo simbolico, dove la civiltà affonda le sue radici – ha detto – per dire che la Calabria vuole essere protagonista nel mondo. Vogliamo parlare di bellezza, di eccellenza, di qualità. Il vino calabrese non è più soltanto un prodotto agricolo, ma un potente veicolo di promozione territoriale. Questo evento racconta una Calabria che non si piange addosso, ma si rimbocca le maniche e dimostra il suo valore”. Occhiuto ha insistito sull’importanza dell’identità culturale e sull’intreccio tra agricoltura, turismo e immagine. “Portare Vinitaly a Sibari vuol dire coniugare il nostro patrimonio culturale con l’agroalimentare di qualità. Significa accendere un faro su un Sud che cambia, che si apre, che ambisce all’eccellenza”. Poi l’affondo politico. “Quando sono arrivato alla guida della Regione, la Calabria non aveva voce. Oggi siamo in prima linea, dialoghiamo con i grandi player del turismo, investiamo in promozione e in comunicazione. E i risultati iniziano a vedersi”. A seguire è intervenuto gianluca gallo, assessore regionale all’Agricoltura, che ha parlato con orgoglio della vitalità del comparto vitivinicolo. “Oggi possiamo contare su oltre 300 aziende che producono vino di altissimo livello. Stiamo lavorando per rafforzare le filiere, per sostenere i giovani, per promuovere innovazione. Il vino calabrese è cresciuto in qualità e in reputazione, e manifestazioni come questa lo proiettano su palcoscenici nazionali e internazionali” . Gallo ha poi sottolineato il ruolo della Regione nel creare reti e sinergie tra produttori, istituzioni e mercati. “La Calabria vitivinicola deve fare sistema, e noi siamo qui per sostenerla”. Fulvia Caligiuri, direttrice generale dell’Arsac, che ha ricordato il lavoro dell’ente a fianco degli agricoltori. “Arsac è accanto ai produttori con servizi tecnici, ricerca, formazione e assistenza. Il nostro obiettivo è valorizzare la biodiversità viticola calabrese e accrescere la competitività delle imprese. Ma anche raccontare, attraverso il vino, un territorio che ha un’anima forte, autentica”. Gianpaolo Iacobini, sindaco di Cassano All’Ionio, ha accolto la manifestazione con soddisfazione e con uno sguardo rivolto al futuro. “Sibari oggi si riappropria del suo ruolo di crocevia di civiltà”. Pasqualina Straface, presidente della Commissione regionale Sanità e Cultura, che ha sottolineato come l’agricoltura e l’enogastronomia possano essere strumenti di coesione e rinascita. “Dove c’è agricoltura sana, c’è futuro. Le aziende agricole sono presidio di legalità, di cultura del lavoro, di tutela del paesaggio. Questa Calabria che oggi raccontiamo è la Calabria che vogliamo sostenere: forte, pulita, fiera delle sue radici”. A portare la voce del Vinitaly è stato Federico Bricolo, presidente di Veronafiere, che ha spiegato le ragioni della tappa calabrese. “Abbiamo voluto fortemente questo evento qui, in un luogo che fonde storia e vocazione agricola. La Calabria ha un potenziale straordinario: varietà viticole uniche, paesaggi mozzafiato, aziende dinamiche. Questo è un primo passo per costruire insieme un percorso strutturato di promozione e presenza sui mercati”. Il tocco spirituale e umano di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano, che ha parlato del vino come simbolo di speranza e convivialità. “Il vino è il frutto della terra e del lavoro, ma anche della pazienza e della fiducia. Rappresenta la gioia, la condivisione, la famiglia. Ma dietro ogni calice ci sono volti, storie, sacrifici. Per questo il vino va rispettato, amato, promosso”. Ma il vescovo che calice gradisce? “Preferisco il vino fermo… come la fede: deve essere radicata, stabile, solida. Ma ogni tanto anche le bollicine ci vogliono… per brindare alla vita!”.
|